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Ne no - ne no - ne no

  • Immagine del redattore: appleshampoo
    appleshampoo
  • 13 nov
  • Tempo di lettura: 2 min

Arriva alle mie orecchie il suono delle sirene delle ambulanze. È un suono riconoscibile anche da lontano, non ha lingua, non ha religione, non ha nazionalità: ne no - ne no - ne no

È sempre lo stesso. Lo sento di notte, quando sono avvolta nelle coperte di casa mia, quando sto per addormentarmi e il tempo sembra rallentare la sua corsa. E lo sento anche di giorno, quando sono qui, in mezzo a persone che parlano lingue che non capisco, che ridono per battute che non afferro, che vivono vite che scorrono accanto alla mia senza mai toccarla davvero. E poi, in mezzo a tutto questo brusio di voci, arriva quel suono: ne no - ne no - ne no… E mette tutto in prospettiva. Come un promemoria universale che ricorda che, da qualche parte, sempre, qualcuno soffre, qualcuno corre, qualcuno ha paura.

Il caffè qui fa schifo. Ne bevo un sorso, perché mi avevano detto che avevano comprato dei nuovi chicchi, una rivoluzione, dicevano. “Poi mi saprai dire”, avevano aggiunto, con l’orgoglio di chi crede di aver trovato la soluzione a un problema secolare. Ma tutto ciò che le mie papille gustative percepiscono è amaro, bruciato. Il profumo, però, è buono. Mi ricorda le mattine in cui la casa era piena di voci, di tazze che sbattevano sul tavolo, con la radio accesa che cantava “Be runnin' up that road, be runnin' up that hill, be runnin' up that building” mentre la moka pipitiava in sottofondo. Quando il caffè era un pretesto per restare insieme ancora cinque minuti, prima che ognuno corresse via verso la propria giornata, prima che le nostre vite si separassero. “Prendiamoci un caffé” voleva dire “stiamo insieme ancora cinque minuti”. Adesso, invece, lo bevo in silenzio, in un sorso solo, per placare la mia dipendenza e basta.

Fuori, le sirene: ne no - ne no - ne no…


Ne no - ne no - ne no.


C’è qualcosa di stranamente rassicurante in quel suono, come se il mondo, nonostante tutto, continuasse a rispondere. Come se, nel caos delle lingue, dei gusti, delle abitudini, ci fosse ancora un modo per riconoscersi. Come se ci si potesse prendere ancora cinque minuti.


Ne no - ne no - ne no.

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