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attraversare

  • Immagine del redattore: appleshampoo
    appleshampoo
  • 25 mag
  • Tempo di lettura: 2 min

Devo solo attraversare la strada. Il semaforo per i pedoni è ancora rosso. Chissà chi è che ha deciso che il rosso significa “stop” e il verde, invece, “puoi andare”. Sono due anni, forse meno, che non la vedo, che non l’abbraccio, che non sento la sua voce pura e non falsata dalle registrazioni di un audio su Telegram. E ora, finalmente, ci separa solo il tempo di un semaforo rosso. Mia sorella compie 25 anni e io, che non ricordo nemmeno cosa ho mangiato ieri sera, ho impressa nella mente la domenica in cui è nata. Ero dai miei nonni, e una delle mie zie ci ha chiamati per dirci che era nata Chiara. Siamo corsi in ospedale. Era una specie di Sbrodolina arrossata, ricoperta di crosticine, senza capelli e con l’espressione di disgusto già impressa sul suo viso. Ho chiesto a mia madre se non ci fosse un modo, uno qualsiasi, per riportarla indietro e farci dare un fratellino. Mia madre ha riso e poi ha detto di no. L’ho guardata con aria di pura e mesta rassegnazione, poi mi ha stretto il dito indice ed è cambiato tutto. Ho sentito l’impellente necessità di prendermi cura di lei, di proteggerla dal mondo. Lo stesso mondo che l’ha portata in Spagna, in Germania e ora in Irlnda - lo stesso mondo che ci ha fisicamente divise ma che, in qualche modo, ci tiene unite. E oggi, quello che era solo uno scricciolo deforme, compie 25 anni. Ora non è più tanto deforme, ha i capelli lunghi, le sono spuntate le tette, mette il rossetto. Non era che ieri quando mi chiedeva di giocare con le barbie, e ora ha - già da un po’ - l’età per andare al pub e bere tutte le pinte di Guinness che preferisce. Fa caldo a Dublino. Mario mi aveva detto di portare felpe e maglioni perché, anche se era maggio, la primavera tardava ad arrivare. Abbiamo organizzato questa cosa in gran segreto per farle una sorpresa. Chissà se sarà felice o se le verrà un infarto come quando, cinque anni fa, ha aperto la porta del bagno e ci ha trovato tutto il suo gruppo di amici a gridare: “SORPRESA!”. Penso di averla vista tanto spaventata poche volte nella vita. La vedo da lontano. Impossibile non notarla con quelle scarpe giallo fluorescente che si ostina a indossare salvo poi lamentarsi che sono scomode. Non mi ha ancora vista. Forse perché sono diventata un tuttuno con questo gruppo di turisti asiatici che segue l’ombrello. Guardo il semaforo, è verde. Attraverso. Mi vede. 

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